giovedì 28 aprile 2016

PIETRO, LA NONNA IN TV, CHICHIBIO... E, TANTO PER CAMBIARE, LA MERINGATA

Sabato scorso, il TG di Telenuovo ha trasmesso nella zona di Padova e di Verona un servizio sulla mia MERINGATA.

Un sincero "grazie" a Simonetta Chesini, che con simpatia e impeccabile professionalità ha curato questo spazio.
Grazie all'operatore Luca per le belle immagini girate nella mia cucina, nelle quali mi sono riconosciuta.
Grazie infine all'emittente per la sempre squisita ospitalità.

Il video è disponibile anche su YouTube. 
Volete vederlo? Cliccate qui.

Se, di questa avventura, preferite invece il racconto che ho dedicato al mio nipotino Pietro, continuate a leggere... 


La nonna in TV.
Sì, Pietro, nipotino mio, nei giorni scorsi la nonna è proprio stata in televisione.
Un servizio di poco più di quattro minuti, gradevolissimo e accurato, trasmesso al TG e presentato da Simonetta Chesini.

Alla nonna sarebbe piaciuto assistere alla tua reazione, se lo aveste potuto vedere insieme.
Purtroppo, non è stato possibile.
Pazienza, vorrà dire che, questa bella storia, la nonna te la racconterà nel post qui sotto.


Dunque:

PAUSA PRANZO DI GIOVEDÌ 22 APRILE:
Suona il telefono (proprio il telefono con la mela morsicata su cui tu, Pietro, guardi il cartone animato de "Il cuoco pasticcione").
È Simonetta, la signora che presenta il telegiornale.
"Dimmi che hai una torta per me! Per domani!!!", intima alla tua nonna.
"Un attimo che mi organizzo", verrebbe da rispondere...
E, mentalmente, la nonna si organizza davvero.
"Un dolce velocissimo, Simo? La MERINGATA!".

VENERDÌ 23 APRILE, ORE 13:
Sul bancone della cucina, gli ingredienti sono pronti "in ordine di apparizione".
Nel freezer, il dolce da tirar fuori a fine registrazione.
Caro Pietro, questa volta - stranamente - la nonna è tranquillissima.
E lo si vede, nel servizio.
Lavora in maniera rapida e pulita: monta la panna, spezzetta le meringhe, amalgama e versa l'impasto nello stampo come non avesse mai fatto altro nella vita.
Conversa amabilmente con la signora Chesini.
Pensa, si impappina una sola volta: naturalmente, in uno dei passaggi che verranno mantenuti.
Racconta tutto quello che vorrebbe dire.

Quasi tutto, a dire il vero.
Sì, perché la nonna vorrebbe tanto che si sapesse che, per la MERINGATA, si è ispirata alla ricetta comparsa per la prima volta in un libro che si intitola "Il Chichibio ovvero poesia della cucina" di Gioacchino Scognamiglio.
E poi, vorrebbe parlare proprio di Chichibio, il cuoco innamorato protagonista della novella di uno scrittore vissuto tanto tempo fa.
Ma, purtroppo, durante la trasmissione, non c'è tempo a sufficienza.
E, allora, caro Pietro, la storia di Chichibio nonna ha deciso di raccontarla sul suo blog...

Chichibio è un cuoco veneziano.
Lavora nella cucina di Currado Gianfigliazzi, signorotto di un paesino vicino a Firenze.
Chichibio è un ragazzo sveglio e capace: oggi, probabilmente, verrebbe assoldato per condurre qualche trasmissione gastronomica.

Currado, il suo padrone, trascorre le giornate in quelle che sono le attività tipiche di un ricco possidente di quel tempo: feste, cene, ma soprattutto battute di caccia.

È durante una di queste sue battute, che Currado uccide una gru.
Chichibio ha l'incarico di cucinarla. Incarico che prende sul serio: in breve tempo, per il contado si espande un profumo delizioso.
Brunetta, la fanciulla di cui Chichibio è invaghito, attirata dall'aroma, si presenta in cucina chiedendo per sé una coscia della gru.
"Voi non l'avrì da mi, donna Brunetta, voi non l'avrì da mi", le risponde Chichibio nel suo dialetto.
Ne nasce una discussione interminabile. 
La donna minaccia di non concedere al cuoco nulla si quanto a lui piaccia (quando sarai più grande, Pietro, capirai che cosa significa) e, ovviamente, ottiene ciò che desidera: Chichibio, "per non crucciar la sua donna, spiccata l'una delle cosce alla gru", gliela offre.

Arriva l'ora di cena. Una cena di gala, con ospiti importanti.
Currado si accorge immediatamente del fatto che, alla gru, manca una coscia, e ne chiede conto a Chichibio.
Il "vinizian bugiardo" sostiene con una sfacciataggine degna di miglior causa che le gru hanno un'unica gamba.

Il suo signore è furibondo, ma, per rispetto nei confronti degli ospiti, soprassiede.
Però non dimentica lo sgarro e, la mattina dopo, conduce il cuoco sulla riva di un fiume lungo il quale, abitualmente, le gru si riuniscono.
Gli animali stanno dormendo: forse tu non lo sai ancora, caro Pietro, ma le gru dormono su una sola gamba.

"Vedete, messere, che ieri sera ho detto il vero? Anche le gru che vedete qui hanno una sola coscia e un solo piede", si difende Chichibio.
Currado, sempre più arrabbiato, si avvicina allora ai grossi uccelli, gridando forte un "Ho, ho" che li fa fuggire. Fuggire sfoggiando non una, ma due gambe...

"E, adesso, che mi dici?" urla Currado al cuoco "Quante gambe hanno le gru?".
Chichibio rimane per un attimo sconcertato.
Ma si riprende subito: "Messere, voi, a quella di ieri sera, non avete gridato - ho ho - ; se l'aveste fatto, essa avrebbe tirato fuori anche la seconda gamba, proprio come hanno fatto queste" è la sua pronta, inattesa risposta.

Con una reazione così brillante e simpatica, l'ira di Currado si trasforma in una risata travolgente.
Il cuoco, sollevato, si rappacifica con il suo signore ed evita una pesantissima punizione.


Ti è piaciuta questo post, Pietro?
Vista la tua passione per cuochi e cucine, la nonna è sicura di sì.

Chi lo sa: forse, un domani, ti ispirerai alla meringata che trovi qui sotto per crearne una variante ancora migliore.

E, magari, mentre monterai la panna e farai scoppiare le meringhe, riaffioreranno nella tua memoria il nome di Chichibio e questa splendida novella che la nonna non ha rinunciato a raccontarti.
 

LA MERINGATA 

I MIEI APPUNTI:

- dosi per 6/8 persone, comunque per uno stampo da plumcake da cm 25 x cm 10 circa; 
- ho usato la planetaria KitchenAid e l'abbattitore Fresco Irinox, ma si può fare anche con le fruste elettriche e nel freezer;
- mi sono ispirata alla ricetta di Nigella Lawson, che, a sua volta, e si era ispirata al "Chichibio ovvero poesia in cucina" di G. Scognamiglio.


CHE COSA SERVE?

- 200 g di CIOCCOLATO FONDENTE (io uso l’”Emilia” Zaini)
- 200 g di MERINGHETTE al CACAO (io uso le “Meringhe di Cremona al cacao” Gadeschi)
- 500 cc di PANNA FRESCA
- TOPPING al CIOCCOLATO q.b. (io ho usato il Top Fabbri, ma può essere fatto in casa sciogliendo lentamente 100 g di cioccolato fondente in 200 g di panna )
- LAMPONI freschi q.b. 


COME FACCIO?
(vedi anche il tutorial qui)

1. TENGO il CIOCCOLATO in frigorifero fino all’ultimo momento. Poi lo spezzetto a SCAGLIE con un coltello.

2. SBRICIOLO leggermente le MERINGHETTE, facendole scoppiare una a una tra le dita. Conviene fare questa operazione lasciandole nel loro sacchetto, e vi assicuro che è un ottimo antistress...

3. MONTO la PANNA fino a farla diventare spumosa, ma morbida.

4. AGGIUNGO alla PANNA MONTATA il CIOCCOLATO a scaglie e le MERINGHE sbriciolate.

5. MESCOLO delicatamente il tutto con una spatola di silicone.

6. RIVESTO una teglia da plumcake con PELLICOLA TRASPARENTE, stendendone due grandi pezzi nei due sensi e lasciandone debordare parecchia dai bordi.

7. VERSO l’impasto nella teglia, RICOPRO con la pellicola in eccesso, metto nell'ABBATTITORE per un paio d'ore o nel FREEZER per circa 8 ore.

8. LA SERVO decorata con TOPPING AL CIOCCOLATO e LAMPONI.

SODDISFAZIONE *****
PAZIENZA *

È online il mio NUOVO sito 
Gli avete dato un'occhiata?

giovedì 21 aprile 2016

IL CORAGGIO DI DIRE NO. E I CRACKER AI SEMI

Qualche giorno fa ho assistito alla rappresentazione teatrale "Il coraggio di dire no" di e con Alessandro Albertin.
Si tratta di un monologo, in cui un unico attore - Alessandro, appunto - sempre vestito di nero e su un palco vuoto, interpreta tutti i personaggi della storia.

A distanza di oltre una settimana, è ancora forte l'emozione che questo "incontro" mi ha regalato.

"Il coraggio di dire no", dedicato a Giorgio Perlasca, è uno spettacolo bello come un bel libro.
Proprio come uno splendido libro, mi resterà dentro per tutta la vita.



Un uomo in camicia nera.
Sei tu, Giorgio/Jorge Perlasca.
Giusto tra le Nazioni.
Coraggioso e nobile impostore.

Vieni da un piccolo paese veneto, per lavoro vivi a Budapest.
Non più fascista - anche se non antifascista - ti sei inimicato i seguaci di Hitler.
Ripari presso l'ambasciata spagnola, e della Spagna divieni cittadino e diplomatico.

È il 1944: in Ungheria iniziano le persecuzioni e le deportazioni nei confronti degli ebrei.
Ma tu - proprio no - non le accetti.
Contrastarle diventa la tua missione.
La tua faccia tosta e la fortuna ti assisteranno: innumerevoli sono le vite che salverai.

Oggi sei qui, Giorgio/Jorge Perlasca.
Su questo palco nudo.
E sei proprio tu, non sembri un personaggio interpretato da un attore.
Tuoi sono il battito del cuore, l'energia, la rabbia.
Tua la solidarietà per questi sconosciuti.

Sei tu a salire a due a due quei gradini, sconvolto in mezzo a decine di ebrei.
Tu leggi ai soldati nazisti i nomi delle persone da strappare alla deportazione. E a quelle liste aggiungi nuovi nomi, tanti e non presenti negli elenchi: altra gente da salvare.
Tua è la mano che porge arance a Lily, la ragazza a cui un tempo avevi dato uno schiaffo, e a quei giovani in fuga per la libertà.

Madame Tourné ti segue in questa magnifica follia. Conosce il pericolo che corre, timbrando quei lasciapassare e quei passaporti. Eppure non si tira indietro.

Angel Sanz Briz, ambasciatore spagnolo, per qualche tempo ti affianca, ma in seguito, suo malgrado, è costretto ad abbandonare il paese e l'impresa.

In tutte le azioni di Budapest, Zoltan Farkas, un avvocato che ti fa da interprete, rischia con te la vita ogni giorno. A volte cerca di frenare il tuo impeto. Raramente ci riesce.

Quante volte reagisci ai nazisti ungheresi, appartenenti alle Croci Frecciate? Quante volte essi ti puntano contro le armi? Non importa: tu non hai paura.
Non temi nemmeno Jozsef Gera, il segretario del loro partito.
Né la sua ira, che gli fa dilatare narici e vene del collo, e torcere continuamente le dita.

Il palco è vuoto, Giorgio/Jorge Perlasca.

Eppure, agli occhi dello spettatore, l'ufficio dell'ambasciata si riempie di arredi: una scrivania, scaffali colmi di fascicoli.

Lungo il Danubio, ci sono le "case protette": sono rifugi per i giudei. I quali, dalle balaustre, indirizzano a te, sottovoce, il loro "Grazie!".

Compare un treno fumoso: quanti ebrei lo affollano...
Tengono gli occhi bassi.
Forse per non vedere la morte.

Cinquemiladuecentodiciotto sono le persone che hai salvato, Giorgio/Jorge Perlasca.
Non è solo un numero: sono affetti, amicizie, vite.
E nuove generazioni che, senza di te, non sarebbero venute al mondo.

Hai agito senza secondi fini.
Senza temere per la tua vita, in un atto di eroismo più grande della tua impudenza.

Giorgio/Jorge Perlasca...
Il tuo nome non potrà mai essere dimenticato.

Spiccherà sull'albero a te dedicato nel "Giardino dei Giusti delle Nazioni".

E vivrà ancora a lungo nelle emozioni che Alessandro Albertin, vestito di nero e su un palco deserto, prova dentro di sé e trasmette agli spettatori de "Il coraggio di dire no".

I CRACKER AI SEMI

I MIEI APPUNTI:

- per la ricetta  dedicata a questo post, mi sono ispirata a un sito di cucina ebraica. Ringrazio dunque Labna per avermi rivelato un mondo che non conoscevo. Questi cracker sono stati dedicati dall'autrice al Pesach, la festa che commemora la liberazione degli ebrei dalla schiavitù egiziana. Per tutto questo periodo - che, nel 2016, va dal 22 al 30 aprile - il precetto è l'astensione da cibi lievitati e contenenti grano, in memoria della frettolosa fuga dall'Egitto;
- ho usato per la prima volta i semi di chia, pianta di origine azteca e maya; i semi di chia possiedono innumerevoli proprietà, tra cui quella di contenere sostenze antiossidanti e omega-3;
- pensavo che un cibo così "sano" non venisse apprezzato dalla mia famiglia, invece è andato a ruba;
- dosi per circa 20 cracker;
- ho usato la macchina per il pane Kenwood, ma si possono impastare anche a mano;
- li ho cotti nel forno Gaggenau.


CHE COSA SERVE?

- 100 g di SEMI di CHIA
- 100 g di SEMI di SESAMO
- 100 g di SEMI di GIRASOLE
- 100 g di SEMI di ZUCCA
- 200 g di ACQUA
- 4 g di SALE FINO
- AGLIO tritato o AROMI (a piacere; io non li ho usati)
- SALE in FIOCCHI per la superficie


COME FACCIO?

1. PRERISCALDO il FORNO a 160°C.

2. INSERISCO nella MACCHINA DEL PANE i SEMI di CHIA, di SESAMO, di GIRASOLE e di ZUCCA insieme al SALE FINO ed, eventualmente, agli AROMI. Faccio partire la macchina sul programma dough per qualche secondo, in modo da distribuire uniformemente gli ingredienti.

3. AGGIUNGO l'ACQUA, attivo nuovamente la macchina su dough per una quindicina di secondi.

4. FACCIO RIPOSARE l'impasto per un paio di minuti, fino a quando i semi di chia non avranno assorbito tutta l'acqua.

5. ACCENDO nuovamente per qualche istante la macchina sul programma dough.

6. STENDO l'impasto tra due fogli di CARTA FORNO spennellati con OLIO, fino a ottenere una sfoglia spessa circa 5 mm.

7. A DISTANZE REGOLARI, incido con una spatola l'impasto, cercando di formare dei RETTANGOLI.

8. DISTRIBUISCO sui cracker i FIOCCHI di SALE.

9. INFORNO e cuocio per circa 30 minuti.

10. AIUTANDOMI con una seconda leccarda coperta anch'essa con carta forno, ROVESCIO i cracker, li SPEZZO in corrispondenza delle incisioni e li rimetto in FORNO per altri 20-25 minuti, fino a quando i bordi non saranno dorati.

11. LI ESTRAGGO dal forno e li lascio RAFFREDDARE, prima nella teglia e, dopo qualche minuto, su una griglia.

12. LI SERVO con SENAPE RUSTICA e FORMAGGIO FRESCO.

13. UNA VOLTA RAFFREDDATI, si possono conservare in una SCATOLA di LATTA, oppure si possono SURGELARE. Qualora divenissero molli, è possibile farli tornare croccanti passandoli in forno per qualche minuto.

SODDISFAZIONE ****
PAZIENZA **

È online il mio NUOVO sito 
Gli avete dato un'occhiata?

giovedì 14 aprile 2016

ALESSANDRA, IL LIBRO MTCHALLENGE... E LA FOCACCIA PUGLIESE CON CONTRIBUTI LIGURI

No, non sapevo nulla.
Fino a quando, martedì scorso, mi è arrivato il suo messaggio via Facebook: "Io domani sono a Verona alla Feltrinelli a presentare il libro dell'MTChallenge... dimmi che lo sai... e che ci sei".

I miei mercoledì sono sempre giornate campali.
Il programma per quello in questione era addirittura allucinante.
Ma incontrare de visu Alessandra Van Pelt Gennaro - sì, proprio l'inventrice/curatrice dell'MTChallenge - meritava che rivoluzionassi il palinsesto.
E così, alle 17,30, sono salita su quel taxi Padova 7, arrivato in 7 minuti, che mi avrebbe portato in pieno centro.

La mia cronica mancanza di tempo mi impone sempre più spesso acquisti online, e avevo dimenticato il fascino che l'atmosfera silenziosa e gli scaffali pieni di volumi di una libreria esercitano sulla sottoscritta.
Ma questa volta c'era dell'altro: al primo piano, mi aspettava un'amica.
Anche se io non lo sapevo ancora.

Alessandra è una splendida donna, alta, raffinata, brillante.
L'ho riconosciuta subito. E la cosa - considerata la mia ormai nota prosopagnosia - non era assolutamente scontata.
Ancor meno scontato era comunque il fatto che fosse lei a riconoscermi. Invece, ha mollato tutti per abbracciarmi strettissima, tanto che ho temuto di sporcare con il mio fondotinta la sua camicia immacolata.

Alessandra è intelligente e colta: due lauree e una professione di prestigio certo non si improvvisano.
E non aggiungo altro. 

Alessandra ha lo spirito di una ragazzina: ti racconta del suo amore per l'archeologia, e le brillano gli occhi.
Così, tu te la immagini rannicchiata in mezzo alla polvere, con un pennello in una mano e un coccio nell'altra, mentre, trattenendo il respiro, cerca di ricostruire la bellezza di un vaso antico.

Alessandra è creativa: con l'MTChallenge, ha escogitato un meccanismo perfetto, una competizione che - anziché dividere i partecipanti - è in grado di creare un affiatatissimo team.

Alessandra sprizza energia da tutti i pori: settimane senza sonno e cambiamenti radicali di fuso orario non sembrano scalfire la sua grinta. Anzi, se possibile, ne accentuano il vigore.

Alessandra ha un'umanità commovente: si massacra in un tour di presentazioni per un libro i cui proventi andranno in beneficenza (chi di noi lo farebbe?).
E, quando ti parla della Piazza dei Mestieri, ci mette l'anima.  
Perché aiutare i ragazzi a trovare la propria strada è fondamentale per loro, ma anche per tutti noi.

Alessandra scrive da dio, e parla ancora meglio.
Sa tenere desta l'attenzione del pubblico spaziando con naturalezza dal serio al faceto.
Senza mai uscire dai binari dell'argomento e del buon gusto.

Grazie a lei, la presentazione del libro è volata via in un lampo.
Del resto, mica era difficile, perché il quarto volume dell'MTC è proprio bello: accattivante il formato quadrato, divertente la grafica in cui fotografia e disegno si affiancano, tante e golosissime le ricette che presto probabilmente vedrete anche qui. 
E poi, c'è quell'introduzione che sembra inserita per divertirti, e invece ti fornisce nozioni tanto importanti, che ti chiedi come hai fatto a vivere fino a oggi senza conoscerle...

Mi ha scritto una dedica sulla prima pagina, Alessandra.
L'ha fatto con una BIC tenuta con la mano sinistra, perché è mancina.
E, intanto, mi sussurrava "io non le so scrivere, le dediche".
Roba da scompisciarsi.

La mattina del giovedì, ancora non ero riuscita a smaltire l'entusiasmo per l'incontro.
Ho inviato ad Alessandra un messaggio privato, ma non mi bastava.

E allora ho pubblicato la nostra foto su Facebook, accompagnandola con un commento di cinque righe:
"La leggi, e pensi che sia una persona speciale.
Poi la incontri, e scopri che ciò che conoscevi di Alessandra Van Pelt Gennaro è solo la punta di un iceberg.
E che, sotto il pelo dell'acqua, non c'è ghiaccio... ma una immenso, preziosissimo diamante".


Forse il post più retorico della mia carriera di blogger. 
Ma anche - probabilmente - il più vero.

LA FOCACCIA PUGLIESE
CON CONTRIBUTI LIGURI

I MIEI APPUNTI

- ok, dopo questa introduzione non potevo che postare una focaccia, dato che ho conosciuto virtualmente Alessandra proprio grazie alla sua FOCACCIA GENOVESE, da me rifatta e postata nel lontano agosto 2014: glielo devo, ad Ale, soprattutto perché ho introdotto qui una procedura - la "salamoia" - che sicuramente farà inorridire i pugliesi, ma che si è rivelata fondamentale per la morbidezza finale dell'impasto;
- le dosi sono per una teglia da cm 30 x cm 40;
- mi sono ispirata alla ricetta presente sulla confezione della "Pizza coi fiocchi" Spadoni: si tratta di una farina contenente fiocchi di patate... e io che credevo che l'idea fosse mia (vedi la FOCACCIA MORBIDISSIMA CON ROSMARINO E SALE NERO);
- ho usato il Bimby / Thermomix, ma si può impastare anche con altri robot o a mano; 
- l'ho cotta nel forno Gaggenau.


CHE COSA SERVE?

- 18 POMODORINI datterini
- 70 g di OLIO extra vergine di oliva per l'impasto + un po' per ungere teglia, pomodorini e superficie
- 15 g di SALE per l'impasto + un po' per i pomodorini
- ORIGANO  
- 10 g di ZUCCHERO SEMOLATO 
- 500 g di FARINA "Pizza coi fiocchi" Spadoni
- 10 g di LIEVITO di BIRRA disidratato
- 250 g di LATTE
- 80 g di ACQUA per l'impasto + 60 g per la "salamoia" 
- SALE GROSSO per la "salamoia"


COME FACCIO?

1. RIMUOVO i gambi ai POMODORINI, li lavo, li divido a metà per il lato più lungo, li distribuisco su un piatto con la parte tagliata rivolta verso l'alto. Li cospargo con un filo d'OLIO, un pizzico di SALE, un po' di ORIGANO. Li copro con un altro piatto e li metto a riposare in frigorifero.

2. INSERISCO nel boccale la FARINA "Pizza coi fiocchi" con 15 g di SALE e lo ZUCCHERO, frullo per qualche secondo. Aggiungo il LIEVITO di BIRRA disidratato e frullo di nuovo per qualche istante (li metto in due tranche per evitare che il sale disattivi il lievito).

3. UNISCO i 250 g di LATTE, i 70 g di OLIO extra vergine di oliva, gli 80 g di ACQUA, frullo a velocità SPIGA per circa 5 minuti, o fino a quando il composto non sarà omogeneo.

4. STENDO l'impasto in un TEGLIA unta d'OLIO, spennello con olio anche la superfice dell'impasto, copro il tutto con PELLICOLA TRASPARENTE a contatto con la pasta.

5. FACCIO LIEVITARE nel forno spento - in cui lascio la lucetta accesa - fino al raddoppio del volume (ci vogliono almeno due ore).

6. TOLGO la teglia dal forno, preriscaldo il FORNO a 200°C (ventilato).

7. NEL FRATTEMPO, rimuovo la pellicola trasparente. Con la punta delle dita creo delle piccole CONCAVITÀ sulla superficie dell'impasto. Vi distribuisco 60 g di ACQUA e un po' di SALE GROSSO. Alla fine, con un'oliera dal beccuccio sottile, verso sulla focaccia un filo d'OLIO. Questa "salamoia" è una tecnica tipica della focaccia genovese, che ho imparato da Alessandra e ho esportato qui.

8. ORA DISTRIBUISCO sulla focaccia i POMODORINI precedentemente preparati, disponendoli con la parte tagliata rivolta verso il basso. Verso poi il SUGHETTO rilasciato dai pomodorini, cospargo con SALE e con un po' di ORIGANO.

9. INFORNO e cuocio per 15-17 minuti.

10. È ottima a tutte le temperature. Sopporta splendidamente la SURGELAZIONE.

SODDISFAZIONE ****
PAZIENZA ***

È online il mio NUOVO sito 
Gli avete dato un'occhiata?

giovedì 7 aprile 2016

SI PUO' SCRIVERE UNA LETTERA A UN RACCONTO? ... E LA "QUATRE-QUART MARBRÉ" BUTTER FREE

Il mio racconto "Tre volte vent'anni" è online sul sito IO Donna.
Mi farebbe piacere che lo leggeste (lo trovate qui) e, qualora lo apprezzaste, lo premiaste cliccando sul cuore che trovate in fondo allo scritto.
Chi mi conosce, noterà che, causa problemi di spazio, la redazione lo ha decisamente "compattato".
Ma non importa: come ha detto la mia amica Angela, leggendolo, si percepisce ugualmente la mia filosofia del "punto e a capo"... 


Caro "Tre volte vent'anni",

Ti DOVEVO scrivere.
E così, mi sono alzata di notte.

In pigiama, avvolta nello scialle che di solito uso come vestaglia, mi sono seduta al bancone della cucina.
Il Mac era lì ad aspettarmi: è bastato aprirlo, digitare "IO Donna" nella barra di Google, far scorrere le slide fino a trovare l'hashtag dedicato.
E poi, tutto è sgorgato dai miei ricordi e dal mio cuore con naturalezza, riempiendo in un baleno le tue venti righe.

Per dare l'invio definitivo, ho atteso l'ok di Manu.
Ho chiesto a lei di scegliere la foto di copertina.
Ho aspettato con ansia la tua pubblicazione, convinta che non sarebbe mai avvenuta.

Invece, eccoti qui, racconto mio, tra le pagine de "Il femminile online del Corriere della Sera".

Sei la sintesi della mia vita...
Ero "vecchia" e sono diventata "giovane", ero spenta e sono piena di energia.
Un cambiamento che devo tutto al mio amore paffutello, alla mia famiglia allargata, alla mia meravigliosa professione, ai tanti amici che mi seguono e mi apprezzano.
Un cambiamento di cui, però, devo ringraziare anche me stessa.
Per aver tirato fuori l'entusiasmo che mi arde dentro.
Ma, soprattutto, perché ho smesso di avere paura.

Valeria


 LA "QUATRE-QUART MARBRÉ"
BUTTER FREE


I MIEI APPUNTI

- la "Quattro quarti" è un dolce tipico del nord della Francia: ne ho sentito parlare per la prima volta da una signora conosciuta su Facebook, la cui madre, nata in quella zona, aveva definito "simile alla quatre-quart" il mio PAN D'ARANCIA;
- nella ricetta originale, si pesano le uova e, in base al risultato, si aggiungono uguali quantità di farina, zucchero, burro;
- le dosi riportate sono per uno stampo da plumcake da cm 10 x cm 30 piuttosto alto, oppure per due stampi da cm 10 x cm 25 più bassi;
- mi sono ispirata al blog francese Odelices, che non ringrazierò mai abbastanza;
- ho usato il Bimby/Thermomix, ma può essere impastato anche con altri tipi di robot;
- l'ho cotto nel forno Gaggenau.


CHE COSA SERVE?

- 125 g di FARINA 00
- 125 g di AMIDO di FRUMENTO
- 250 g di ZUCCHERO SEMOLATO
- 200 g di OLIO di RISO
- 4 UOVA
- SALE
- 10 gocce di ESTRATTO di VANIGLIA
- circa 130 g di LATTE 
- 1 bustina di LIEVITO VANIGLIATO
- 3 cucchiai di CACAO AMARO


COME FACCIO?

1. PRERISCALDO il FORNO a 160°C (ventilato).

2. INSERISCO nel boccale: FARINA. AMIDO, ZUCCHERO, OLIO di RISO, UOVA, SALE, ESTRATTO di VANIGLIA. FRULLO a velocità 6 per una ventina di secondi.

3. AGGIUNGO 100 g di LATTE e MONTO ancora. Controllo che la consistenza sia piuttosto morbida ma non liquida. Eventualmente, ammorbidisco ancora con altro latte.

4. UNISCO il LIEVITO setacciato. FRULLO per 10 secondi a velocità 6.

5. VERSO circa metà dell'impasto sul fondo dello stampo (o degli stampi) foderato con carta forno.

6. RIMETTO il boccale sul mixer, aggiungo al composto rimanente il CACAO setacciato e tre cucchiai di LATTE, FRULLO ancora per qualche secondo in modo da ottenere un impasto di colore uniforme.

7. DISTRIBUISCO il composto SCURO sopra il composto CHIARO.

8. INFORNO e CUOCIO per circa 50 minuti.

9. LASCIO RAFFREDDARE su una griglia prima di servire.

SODDISFAZIONE ****
PAZIENZA **

È online il mio NUOVO sito 
Gli avete dato un'occhiata?