giovedì 31 dicembre 2015

IL NUOVO ANNO, VECCHIE E NUOVE AMICIZIE, E GLI AGGIORNAMENTI SUL PANFORTE MARGHERITA

Caro Claudio,

che piacere è stato sentirti per gli auguri!

Ci conosciamo da  sempre.
Anzi, anche di più: i nostri padri hanno studiato insieme ed erano amici per la pelle.

Ricordo con nostalgia i pomeriggi trascorsi da voi.
La cucina al pianterreno, bianca, con una grande finestra, il tavolo rettangolare, e il tuo fratellino Guido in piedi sul tavolo.
Il giardino estremamente curato, e il vialetto che conduceva all'ambulatorio dello "zio".
La casa, che mi pareva immensa e tenuta come un castello: mobili di pregio e tappeti. Non un granello era fuori posto, tanto che veniva spontaneo togliersi le scarpe per salire ai piani superiori.

Allora, la mia amica del cuore era tua sorella, che aveva quasi la mia età.
Ci raccontavamo i segreti da ragazzine.
Segreti che purtroppo non ricordo più.

Tu eri biondo, con i capelli a spazzola e - forse - già con gli occhiali.
Naturalmente, avevi legato con mio fratello Ale, tuo coetaneo.
E, come sempre accade durante l'infanzia, non tenevate nella minima considerazione noi "femmine".

Ti ho ritrovato all'università.
L'ambiente certo non si prestava a rimpatriate.
Così, sono passati gli anni.

Oggi, con una certa frequenza, ci incontriamo ai nostri corsi di aggiornamento professionale.
E' sempre bello sedere vicini, commentare le lezioni, scambiarci pareri odontoiatrici.
A volte, ho l'impressione che la nostra amicizia non aspettasse che questo, per riprendere vigore.

Mi hai presentato tua moglie: una splendida donna, medico, grande appassionata di pasticceria.
Me l'hai passata al telefono, l'altra sera, e ho avuto la sensazione di conoscerla da sempre.  
Ci siamo scambiate ricette, consigli sugli accessori e sulla scelta degli ingredienti.
Prossimamente - ammesso e non concesso che mi riesca - spero di pubblicare la sua Pavlova.

Alessandra mi ha detto che adori il PANFORTE.
Potevo non cogliere l'occasione? Modestia a parte, il PANFORTE MARGHERITA è forse il mio dolce migliore.

Ho applicato qualche piccola variazione, rispetto a quello postato nel dicembre 2013.
Mi pare arrivato il momento di condividere la nuova versione con i miei amici lettori.

E di dedicare questa ricetta a te e alla tua bella famiglia.


GLI AUGURI PIU' SINCERI 
DI UN SERENO 2016!!!
Valeria


IL PANFORTE MARGHERITA 
(dosi per un panforte del diametro di 20 cm; la ricetta originale è de "La Cucina Italiana"; ho usato il forno Gaggenau)


CHE COSA SERVE?

- un foglio di OSTIA (io l'ho trovata sul sito Plurimix Point)
- 150 g di MANDORLE (con la pellicina scura)
- 40 g di ACQUA
- 150 g di ZUCCHERO Zefiro
- 25 g di MIELE (un contenitore monoporzione)
- 100 g di CEDRO CANDITO tagliato a cubetti
- 70 g di ARANCIA CANDITA tagliata a cubetti
- 150 g di FARINA 00 + extra per la cottura
- 1 bustina (4 g) di SPEZIE MISTE "La saporita" (miscela di cannella, cumino, chiodi di garofano, noce moscata, anice stellato prodotta da “La Via delle Indie”)
- un pizzico di CANNELLA in polvere
- un pizzico di SALE

- ZUCCHERO A VELO per guarnire


COME FACCIO?

1. FODERO uno stampo a cerniera del diametro di 20 cm con CARTA FORNO. Sul fondo, stendo un'OSTIA tagliata a misura.

2. PRERISCALDO il forno a 160°C (ventilato) e metto le MANDORLE a TOSTARE per una decina di minuti.

3. SCIOLGO lo ZUCCHERO insieme al MIELE e all'ACQUA, in una casseruola antiaderente.

4. QUANDO incomincia a BOLLIRE, aggiungo i CANDITI, continuando a mescolare. 

5. TOLGO DAL FUOCO, unisco la FARINA setacciata e miscelata con le SPEZIE (“LA SAPORITA” + CANNELLA) e a un pizzico di SALE.

6. AGGIUNGO le MANDORLE e amalgamo bene il composto.

7. FINCHE' l'impasto è ancora ben caldo e, quindi, malleabile, lo STENDO sull'ostia, nella tortiera precedentemente foderata con carta forno. Per renderlo meno appiccicoso e più regolare in superficie, mi aiuto con un BATTICARNE PIATTO LEGGERMENTE INUMIDITO.

8. COPRO la superficie del panforte con abbondante FARINA. In questo modo, eviterà di bruciacchiarsi.

9. INFORNO e CUOCIO per 30 minuti.

10. LASCIO RAFFREDDARE ponendo la teglia su una griglia, poi SFORMO il panforte ed ELIMINO LA FARINA aiutandomi con uno spazzolino (io uso quello per lavare le verdure).

11. SPOLVERIZZO con ZUCCHERO A VELO.

12. LO SERVO a TEMPERATURA AMBIENTE.


SODDISFAZIONE  *****S
PAZIENZA *
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giovedì 24 dicembre 2015

LE COSE CHE MI RENDONO FELICE, I RICCIARELLI... E GLI AUGURI PIU' CARI!




Per Natale, ho deciso di stilare l'elenco delle cose che mi rendono felice.

All'inizio si trattava solo di dieci punti, ma poi si è allungato parecchio.


E' un esperimento che consiglio a tutti, perché fa bene al cuore...

CON I PIU' AFFETTUOSI AUGURI DI BUON NATALE!!!

La manina del mio nipotino Pietro nella mia. I gorgheggi della piccola Adele.

Colazione con la Nutella. O con una brioche in pasticceria.
Terminare un libro, chiuderlo e avere la sensazione che rimarrà per sempre dentro di me.
Addormentarmi con la testa sulla spalla destra di Andrea. Andrea che mi sveglia con un bacio prima di andare al lavoro.
Scrivere.
Impastare e cuocere muffin perché Manu possa decorarli. L’apprezzamento di Luca quando (raramente...) lo aiuto in ditta.
Parlare con mio padre e sentirlo giovane nonostante l'età. Un timido bacio scambiato tra mio padre e mia madre.
Mondrian, Van Gogh, Zamboni. Il mio pensiero che si perde negli occhi del "giovinetto" al Metropolitan Museum. Napoli: il Cristo velato.
Il profumo di calicanthus. Quando ti avvolge all'improvviso, in un grigio pomeriggio d'inverno.
L'ordine, l'armonia, le cose ben fatte. Portare a termine quanto prefissato.
L'emozione che mi lascia, il giorno dopo, un buon film.
Girare da sola per le strade di New York, la mattina presto. Trovarmi davanti, all'improvviso, la facciata della Public Library illuminata dal sole e Bryant Park semi deserto.
Sentire i vestiti allargarsi quando dimagrisco.
Una bella fotografia.
Il mare della Versilia: a tutte le ore, in tutte le stagioni. Il suo colore, i riflessi, il suo rumore, il suo odore. Il mare della Corsica in una notte cristallina: un cielo zeppo di stelle, una piccola falce di luna e le lampare sull'acqua. Il mare.
Lo spirito di squadra con le mie collaboratrici. L'affetto e la fiducia dei miei pazienti. Restituire (fisicamente, intendo) il sorriso a persone che non sorridevano più .
Le confidenze di mio nipote Marcello. Le coccole di Valerio.
La bontà di mio fratello Leonardo.
Un raggio di luce attraverso le imposte.
Cercare l'etimologia di una parola. Trovarla.
La mail di un'amica, il messaggio di un'amica, le parole di un'amica. Il sorriso di un'amica.
Acqua fredda sulla pelle.
Addormentarsi al sole, d'estate.
La prima coperta sul letto, in autunno.
La mattina di Santa Lucia.
Addobbare l'albero di Natale. Accenderne le luci entrando in casa, la sera. E rimanere lì, a guardarlo in silenzio, proprio come facevo da bambina.

AUGURI!!! 

Avete visto, in alto a destra nella home page, il mio regalo per voi?
E' la spiegazione passo passo del procedimento della mia TORTA TIGRATA ALLE MANDORLE, il dolce che è stato pubblicato su "La Cucina Italiana".
Cliccando qui potrete scaricarlo!

I RICCIARELLI DI SIENA


(dosi per circa 30 ricciarelli - 500 g di dolcetti - praticamente una placca da forno; questa è la mia versione, neanche tanto variata, della ricetta di Anice & cannella, che ringrazio di cuore e con cui mi complimento; io ho usato il Bimby, ma si possono impastare con altri robot; li ho cotti nel forno Gaggenau)

CHE COSA SERVE?

A) Da preparare per primi:
- 200 g di MANDORLE bianche
- 150 g di ZUCCHERO SEMOLATO
- 20 g di SCORZA d'ARANCIA candita
- 25 g di FARINA 00
- 1 fiala di AROMA di MANDORLA
- SALE

B) Per lo sciroppo da aggiungere agli ingredienti di A:
- 25 g di ZUCCHERO SEMOLATO
- 30 g di ACQUA 

C) Da unire ad A + B:
- 10 g di ZUCCHERO a VELO
- 10 g di FARINA 00
- 3 g di LIEVITO VANIGLIATO

D) Da aggiungere poco prima della cottura: 
- 10 g di ZUCCHERO a VELO
- 1 ALBUME

E) Per spolverizzare il piano di lavoro:
- AMIDO di FRUMENTO
- ZUCCHERO a VELO

F) A piacere:
- OSTIA per la base dei ricciarelli (ma io li ho fatti senza)


COME FACCIO?

1. (Uso gli ingredienti del punto A): INSERISCO nel boccale le MANDORLE, la scorza di ARANCIA CANDITA, la FARINA 00, il SALE e lo ZUCCHERO del punto A. Frullo a colpetti a velocità 7 fino a quando non ottengo una polvere sottile. Aggiungo l'AROMA di MANDORLA e frullo ancora per qualche secondo.

2. (Uso gli ingredienti del punto B): PREPARO lo SCIROPPO: in un tegamino piuttosto piccolo, verso l'ACQUA e la copro con lo ZUCCHERO SEMOLATO. Metto il tegamino su una fiamma bassissima e ve lo lascio, senza mescolare il contenuto, fino a quando lo zucchero non si scioglie completamente.

3. (Uso gli ingredienti del punto C): SETACCIO lo ZUCCHERO a VELO, la FARINA e il LIEVITO VANIGLIATO.

4. NEL BOCCALE del robot, unisco alla preparazione ottenuta al punto 1 lo ZUCCHERO a VELO, la FARINA 00, il LIEVITO setacciati. Frullo brevemente a velocità 7 per amalgamare.

5. AGGIUNGO al boccale lo SCIROPPO preparato al punto 2. Frullo per una decina di secondi a velocità 7.

6. LASCIO tutto nel boccale, copro con un PANNO UMIDO e faccio RIPOSARE il composto per 12 ORE.

7. TRASCORSE le 12 ore:
- MONTO a NEVE morbida l'ALBUME d'uovo con i 10 g di ZUCCHERO a VELO;
- FRULLO a colpetti a velocità 10 il contenuto del boccale, in modo che si divida in una specie di granella;
- UNISCO "granella" e albume d'uovo montato con lo zucchero a velo e li AMALGAMO prima con una spatola di silicone utilizzata dal basso verso l'alto, e poi con le mani.

8. PRERISCALDO il FORNO (statico) a 140°C.

9. SPOLVERIZZO un tagliere di plastica con AMIDO di FRUMENTO e ZUCCHERO a VELO. Con l'impasto, formo un SALSICCIOTTO spesso circa 4 cm, che taglierò a FETTE dello spessore di 1 cm (non dovranno pesare più di 25 g ciascuna). MODELLO i ricciarelli dando loro una forma ovale, ne "sporco" la base con AMIDO di FRUMENTO e ZUCCHERO a VELO, a piacere li poggio sull'OSTIA tagliata a misura. Li copro con abbondante ZUCCHERO a VELO.

10. DISTRIBUISCO i ricciarelli su due placche da forno sovrapposte, rivestite con CARTA FORNO. Li tengo distanziati tra loro, in quanto aumenteranno di volume.

11. CUOCIO per circa 10 - 15 minuti (ma LI TENGO SOTTO STRETTA SORVEGLIANZA!). Li tolgo dal forno non appena, sulla superficie, incominciano a formarsi delle PICCOLE CREPE. I ricciarelli, a questo punto, saranno ancora morbidi e bianchi, ma vanno bene così.

12. FACCIO RAFFREDDARE su una griglia. Li servo dopo 24 ore. Per qualche giorno, ma non so dire esattamente quanti perché qui proprio non durano,  si conservano bene se tenuti in una SCATOLA di LATTA.

SODDISFAZIONE *****
PAZIENZA ***

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giovedì 17 dicembre 2015

L'INFLUENZA, IL POST MINIMALISTA, E LA STELLA DI SFOGLIA ALLA NUTELLA

Praticamente KO.
Questa fastidiosa influenza mi ha distrutto.
E mi impedisce di fissare l'attenzione su di uno schermo, qualunque esso sia.

Per questo, mi scuso se il post che state leggendo sarà brevissimo.
Ma proprio non ce la faccio.

Anche la ricetta è molto semplice, ma, vi assicuro, merita di essere provata.
Soprattutto se, come me, a Natale non avrete tempo e forze per preparazioni laboriose, ma volete fare bella figura.

Ringrazio Barbara di I love cooking at home per avermela passata...
E, con me, la ringrazia di cuore anche il resto della famiglia allargata.








LA STELLA DI SFOGLIA ALLA NUTELLA

(dosi per 12 persone; ho usato il forno Gaggenau) 

CHE COSA SERVE?

- 3 confezioni di PASTA SFOGLIA rotonda
- 350 g di NUTELLA
- LATTE q.b. per spennellare la superficie
- ZUCCHERO in GRANELLA per decorare


COME FACCIO?

1. PRERISCALDO il FORNO a 160°C (ventilato).

2. STENDO il primo disco di PASTA SFOGLIA su una leccarda foderata con carta forno.

3. SPALMO la NUTELLA sulla pasta sfoglia, fermandomi a un paio di cm dal bordo.

4. STENDO il secondo disco di PASTA SFOGLIA sopra la Nutella. Chiudo bene il bordo (magari dopo averlo bagnato con un po' d'acqua).

5. SPALMO la NUTELLA anche sulla seconda sfoglia, sempre fermandomi a 2 cm dal bordo.

6. STENDO il terzo disco di PASTA SFOGLIA sul secondo strato di Nutella. Chiudo il bordo.

7. AL CENTRO della stella, creo un CERCHIETTO, utilizzando un bicchiere rovesciato e premendolo leggermente.

8. DIVIDO la parte di dolce eccedente dal cerchietto centrale prima in 4 parti, poi in 8, infine in 16.

9. PRENDO due spicchi alla volta, li attorciglio (uno in un senso, l'altro in senso opposto, comunque l'uno verso l'altro) e poi ne unisco le parti estreme formando la punta della stella. Ripeto fino a formare otto punte.

10. SPENNELLO tutta la parte superficiale della sfoglia con un po' di LATTE, guarnisco il cerchietto centrale con ZUCCHERO in GRANELLA.

11. CUOCIO per 35-40 minuti, fino a quando la superficie sarà ben dorata.

12. LA SERVO fredda.

SODDISFAZIONE ****
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giovedì 10 dicembre 2015

PIETRO, LA SUA CUCINETTA E LA TORTA DI MELE E AMARETTI

Il mio Pietro.
Meravigliosa creatura.

Ci ho passato la mattinata, col mio adorato nipotino, in giro per le corsie cariche di giocattoli della ditta di famiglia.
Mi pareva di vedere suo nonno: prendeva un leoncino di peluche, gli sorrideva, lo rimetteva - proprio come fa il Paffu - al posto giusto. E poi ricominciava il giro con i coniglietti.

Pietro ha passato in rassegna i trattori della Bruder, tutte le auto della Burago, le bici di legno,  le carriole di plastica, le bisarche cariche di macchine (trovando interessantissima quella della Chicco!) e i cavalli a dondolo.
Sceglieva un pezzo, lo prendeva con sé, ne trovava un altro che gli pareva migliore e riportava a posto il precedente.

Abbiamo anche "cucinato" insieme, Pietro e io.
Per un'ora e mezza, il mio nipotino ha diviso con l'apposito "coltello" cibi e brioche di plastica, appoggiandosi su un tavolino da pic-nic fatto proprio come quelli di Jellystone.
E ha dimostrato di possedere una grinta da chef di rango. 

Meno male, perché, a casa di nonno Andrea e nonna Vale, ad aspettarlo c'è - già pronta e montata - una vera e propria cucinetta: tutta gialla e rossa, dotata di lavello, piano cottura e forno a legna.
A parte, ci sono anche una pizza giocattolo e coloratissimi pezzi di pomodoro, olive e basilico per guarnirla.

Sono io la nonna con cui Pietro metterà le manine in pasta, quella che ha raccolto per lui le ricette in un blog, quella che prepara la torta per il suo compleanno: mi pareva appropriato che il mio, il nostro primo regalo fosse questo.

Così, mentre aspetto con ansia il mio turno pomeridiano di baby-sitting, penso emozionata a quando - come faceva con me la nonna Carolina - preparerò con lui gli gnocchi di patate.
E - proprio come facevo io - il mio piccolo amore mi ruberà di nascosto l'impasto per mangiarmelo sotto il naso.

LA TORTA DI MELE E AMARETTI 

(dosi per una tortiera da 32 cm; questa è la mia versione della ricetta pubblicata sul ricettario-bimby.it da Cigia, che ringrazio infinitamente; ho usato il Bimby, ma si può fare anche con altri tipi di robot, con la planetaria o con le fruste elettriche; per la cottura, ho utilizzato il forno Gaggenau)

CHE COSA SERVE?

Per l'impasto:
- 100 g di AMARETTI
- 2 o 3 cucchiai di AMARETTO di SARONNO liquore (facoltativo)
- 180 g di ZUCCHERO SEMOLATO
- 3 UOVA
- 160 g di OLIO DI RISO
- 300 g di FARINA 00
- BUCCIA grattugiata di mezzo LIMONE
- SALE
- 1 bustina di LIEVITO VANIGLIATO
- 3 MELE RENETTE (io uso le Melinda, che andiamo a comprare direttamente in Val di Non)

Pere guarnire:
- 1 MELA RENETTA 
- 50 g di AMARETTI
- ZUCCHERO a VELO (a piacere)


COME FACCIO?

1. PRERISCALDO il FORNO (statico) a 180 °C.

2. TRITO rapidamente i primi 100 g di AMARETTI, 20 secondi a velocità 4. Li tolgo dal boccale e li metto da parte. Volendo, posso bagnarli con qualche cucchiaiata di liquore Amaretto di Sarossno.

3. INSERISCO nel boccale lo ZUCCHERO SEMOLATO: frullo per 10 secondi a velocità turbo, per ottenere lo zucchero a velo.

4. AGGIUNGO le UOVA: monto per 30 secondi a velocità 6.

5. UNISCO l'OLIO di RISO: frullo per 30 secondi a velocità 6.

6. INSERISCO nel boccale la FARINA 00, la BUCCIA di LIMONE grattugiata e il SALE: impasto per 1 minuto a velocità 6.

7. AGGIUNGO il LIEVITO VANIGLIATO setacciato: frullo per 10 secondi a velocità 6.

8. UNISCO i 100 g di AMARETTI che ho precedentemente tritato (ed eventualmente, bgnato con il liquore): 30 secondi a velocità spiga. Il risultato sarà un impasto piuttosto consistente.

9. NEL FRATTEMPO, in un'altra ciotola, ho preparato sbucciate, pulite e tagliate a fettine le prime 3 MELE, alle quali aggiungo l'IMPASTO ottenuto al punto 8. Mescolo delicatamente.

10. VERSO il tutto in una TORTIERA da 32 cm foderata con CARTA FORNO.

11. GUARNISCO con le fettine della quarta MELA e con i rimanenti 50 g di AMARETTI grossolanamente sbriciolati.

12. INFORNO e CUOCIO per circa 50 minuti. Prima di togliere dal forno, faccio la prova stecchino.

13. FACCIO RAFFREDDARE prima di rimuovere dalla tortiera. A piacere, posso spolverizzare con zucchero a velo.

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giovedì 3 dicembre 2015

LA MANU, I SI' CHE TI CAMBIANO LA VITA, E GLI GNOCCHI DI ZUCCA DI ILENIA

Oggi Pane per i tuoi denti ha un'ospite di riguardo: la mia "tata" Manu.
Manu è bravissima, scrive mille volte meglio di me ed è stata così gentile da regalarmi questo pezzo - creato da lei per la scuola di teatro di Michela Ottolini - dedicato a Galileo Galilei e al sì che ha segnato una svolta nella sua vita.

Grazie, cara Manu! 
Ti interessa una collaborazione stabile?


"Da bambino amavo guardare le stelle.
Attraverso i miei occhi di fanciullo, scorgevo l'universo in tutta la sua grandezza e magnificenza e, soprattutto, ci vedevo Dio.
Guardare il cielo è rimasto il mio sogno e più tardi è diventato il fulcro centrale del mio lavoro.
Probabilmente, di tutta la mia vita.

Mi chiamo Galileo Galilei e, onestamente, non so come verrò ricordato dai posteri: se per i miei lavori di matematica, i miei studi sugli astri, i miei scritti sulla fisica, le mie dissertazioni filosofiche.
Oppure semplicemente perché ho rinnegato tutto ciò per cui avevo sempre lavorato.

Posso dire di essere sempre stato stimato e apprezzato come studioso e ho intrattenuto rapporti amichevoli con tutte le maggiori personalità del mio tempo, sia in campo laico che in campo ecclesiastico. Mi posso vantare di aver banchettato, per un certo periodo, con il Papa e di aver conversato con lui come due buoni amici, seduti uno di fronte all'altro.

Poi, forse per colpa della mia superbia o forse semplicemente per la mia fame di verità, ho scritto e detto cose che hanno mutato per sempre il corso della mia esistenza.

Avevo ormai raggiunto un'età e un prestigio che pensavo mi elevassero al di sopra di qualunque sospetto e di qualunque giudizio. Che errore madornale!
Nel 1632 pubblicai il mio “Dialogo sui due massimi sistemi del mondo”: avevo impiegato otto anni per scriverlo. Era un'opera magnifica in cui, dopo attente osservazioni e anni di studio, mettevo a confronto le due principali teorie sulla struttura dell'universo: la tolemaica e la copernicana.

Quel che accadde dopo è storia nota a tutti.
Il libro venne proibito e io dovetti comparire davanti all'Inquisizione per difendermi dall'accusa di voler sovvertire l'ordine naturale del mondo: la terra al centro dell'universo e tutti gli astri intorno ad essa.
Io, accusato di eresia. Io, che volgevo il mio sguardo a Dio tutte le notti e, osservando la volta celeste, udivo gli angeli cantare attraverso le sinfonie di pianeti.
Eppure quando mi trovai davanti ai miei giudici, con le loro toghe scure e gli occhi minacciosi, alla domanda “Abiuri?” io ho risposto: “Sì”. Un forte, chiaro e limpido “sì”.  

Voi forse mi giudicherete un codardo: rinunciare così fermamente alle proprie idee e al proprio lavoro.
Ma avete idea di cosa sia la tortura? Non potete nemmeno immaginare quanto siano crudeli e sadici i carcerieri: cercano di estorcere menzogne spacciate per verità a bocche ormai mute, rese tali dalle troppe grida emesse.
Macchinari infernali creati appositamente per infliggere sofferenza.

Io non ci sono riuscito.
Il terrore mi ha annichilito, impedendomi di fare quel che andava fatto.

Dopotutto, ero solo un uomo".

GLI GNOCCHI DI ZUCCA DI ILENIA

(la ricetta, che ho modificato solo in minima parte, è di Ilenia Bazzacco, che ringrazio di cuore; le dosi sono per 6 persone)

CHE COSA SERVE?

Per gli gnocchi:
- 900 g di ZUCCA cotta in forno 
- 150 g di RICOTTA di mucca
- 225 g di FARINA 00
- 100 g di PARMIGIANO grattugiato 
- 1 UOVO intero
- 1 TUORLO d'UOVO
- SALE
- NOCE MOSCATA

Per condire:
- BURRO q.b.
- SALVIA
- RICOTTA salata di pecora q.b.


COME FACCIO?
 
1.  CUOCIO la ZUCCA in forno (io lo faccio per tempo e poi la surgelo):  

a) PRERISCALDO il FORNO (ventilato) a 200°C.

b) TAGLIO a metà la ZUCCA, rimuovo i semi e i filamenti interni. 


c) CON UN COLTELLO a mandorla (quello che si usa per il parmigiano), a distanza di 5-7 cm l’uno dall’altro, pratico una serie di piccoli TAGLI su tutta la scorza delle due mezze zucche. 
d) METTO le due mezze ZUCCHE in FORNO in una teglia foderata con carta forno, avendo cura che le parti tagliate, rivolte verso il basso, vadano a contatto con la carta. 
e) CUOCIO per circa UN’ORA (o almeno fino a quando le mezze zucche non risulteranno morbide). Le lascio raffreddare nel forno. 
f) TOLGO dal FORNO dopo che si saranno completamente RAFFREDDATE. 
g) RIMUOVO la SCORZA. 
2. SCHIACCIO la ZUCCA e la RICOTTA di mucca, utilizzando uno schiacciapatate.
3. AGGIUNGO la FARINA 00, il PARMIGIANO grattugiato, l'UOVO intero, il TUORLO, il SALE e la NOCE MOSCATA. AMALGAMO con una forchetta di legno.
4. METTO a BOLLIRE due pentole d'ACQUA, alle quali, al momento della cottura, aggiungerò una presa di SALE grosso. 
5. INSERISCO l'impasto in due SAC A POCHE monouso (Cuki) dotati di un beccuccio piuttosto largo o lasciati senza beccuccio, che chiuderò con dei chiudisacchetti di plastica.
6. FACCIO sciogliere a fuoco lento il BURRO, al quale aggiungo qualche foglia di SALVIA.
7. TAGLIO a una larghezza di circa 2 cm i puntali dei SAC A POCHE (o uso un puntale largo) e faccio cadere nell'acqua bollente l'IMPASTO, che, con la lama di un coltello, DIVIDO in pezzetti lunghi circa 2,5 cm. Per ogni piatto, calcolo circa 30 GNOCCHI. Lavoro con le due pentole in contemporanea, in modo da preparare più piatti in un tempo più breve. FACCIO BOLLIRE gli gnocchi fino a quando non VENGONO a GALLA.
8. SGOCCIOLO gli gnocchi utilizzando una SCHIUMAROLA, li trasferisco in un COLINO e, successivamente, nei PIATTI.
9. CONDISCO con il BURRO e la SALVIA.
10. SPOLVERIZZO con la RICOTTA salata di pecora grattugiata grossolanamente.
11. SONO BUONI anche il giorno dopo, fatti saltare nel burro.

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giovedì 26 novembre 2015

DOPO DECENNI DI RICERCHE... FINALMENTE LA TORTA CREMOSA DI PERE E CIOCCOLATO!

Brevissima introduzione.
Perché questa settimana il post vero e proprio è uscito il 25, in occasione della GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLA DONNA. 


Solo due parole, per raccontarvi la storia di questa ricetta.

La mia prima torta di pere l'ho impastata a diciassette anni, seguendo le indicazioni di "Famiglia Cristiana".
Il risultato aveva superato ogni aspettativa: una crema di pere circondata da una deliziosa crosticina. 

Naturalmente, la copia della rivista era stata buttata, e di quella torta rimase solo il ricordo. Con la certezza che contenesse poca, pochissima farina. 

Per quanto tempo l'ho cercato, questo dolce!
Sui libri di cucina, sui giornali, nel web: niente.

Ebbene, domenica scorsa ho voluto provare a rifarlo, modificando a mio uso e consumo la ricetta di una torta di mele.
Avrei voluto mantenerlo semplicissimo - solo pere e impasto - ma la mia "tata" Manu mi ha imposto di inserirvi una discreta quantità di gocce di cioccolato. "Perché" sosteneva "non è mai abbastanza". 

Eccola qui, la TORTA CREMOSA DI PERE E CIOCCOLATO che ne è risultata.
Morbidissima e "umida" quasi come la ricordavo.

Se tutti ne sono stati entusiasti e mi hanno chiesto di ripetere l'esperimento quanto prima, una ragione ci deve essere...

VAI ALLA RICETTA...


mercoledì 25 novembre 2015

25 NOVEMBRE: UNA GIORNATA CHE NON DEVE PASSARE SOTTO SILENZIO

Ricordate che, qualche tempo fa, frequentavo un corso di teatro?
  
Per la GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE avevo preparato un pezzo che era molto piaciuto alla maestra, Michela Ottolini.
E' un pezzo "forte", forse poco adatto a un blog di cucina.
Ma questa ricorrenza è troppo importante per farla passare sotto silenzio.


STALKING


Sì: sabbie mobili.

Un amore così denso da arrivarti alla gola.
Da non lasciarti spiragli di fuga.
Da non permetterti il respiro.

Hai giocato con me come un gatto con il topo: ti prendo - ti lascio - ti cerco di nuovo - sparisco per mesi - ritorno.
Tornavi con un messaggio. Sparivi nel silenzio.

Arrivava la depressione.

Plagiata, ecco che cos'ero.
Schiava.

Finché ho spezzato i vincoli. Così, senza preavviso e con il cuore in frammenti.
Finalmente aria pulita. A pieni polmoni.

Credevo...
Ma tu sei impazzito.
Non avevi più il tuo giocattolo.

Sono incominciati gli insulti, le telefonate minatorie, gli sms.
Mille volte al giorno, in tutti i momenti. Anche in studio, al lavoro.

Offese.
"Adesso che sei cellulitica e sfatta...", mi hai scritto.
Sfatta.
No: solo ora non lo sono più, mai come oggi sono stata solida, piena di energia, viva.

Intimidazioni.
"Ti sputtano con tutti quelli che conosci".
Ne ho parlato anche con l'avvocato: stai attento, perché ti denuncio.

Paura.
Qualcuno ti racconta di me.
Chi è? Sai tutto.
Non mi posso fidare degli amici. E mi sento tradita.

Sì, dai, abiti troppo lontano (e, se vogliamo dirla tutta non hai neanche le palle per metterti in macchina e raggiungermi sotto casa).
Così mi è andata alla grande, e non ti vedo da più di dieci anni.
Ma non è molto che ho ricevuto il tuo ultimo messaggio e i tuoi squilli a vuoto...

Mi chiederai perché non ho mai cambiato il mio numero: perché non voglio.
Non voglio rinunciare a nulla, di quello che è la mia vita, per causa tua.

Non lo meriti.

Immagine da  www.interno.gov 

giovedì 19 novembre 2015

LA "ZIA" MARIA LUISA. E GLI 'NZUDDI SICILIANI

Come una zia.
Più di una zia.
Questo sei stata per me, Maria Luisa.

Da sempre amica del cuore della mamma, mi hai voluto bene già prima che io nascessi.
Tuo, il primo regalo per il mio battesimo.
Tuoi, doni sempre bellissimi per i miei compleanni: la copertina ricamata, il "Gallo d'oro" di Puskin con preziose decorazioni, la tovaglietta con le papere e il portaburro in porcellana con il mio nome in blu...

Ci vedevamo di rado, ma tu e la mamma eravate settimanalmente in contatto: facevate lunghe telefonate la domenica pomeriggio, mentre i rispettivi mariti facevano il tifo per il Chievo.

Non sono molti i ricordi che ho di te e, se scavo nella memoria, affiorano solo sensazioni.
L'immagine di una donna sottile, con i capelli scuri.
Sobria e curata.
Semplice e raffinata nei modi e nell'animo.

Posso invece ricordare perfettamente la tua voce, e il tuo modo di parlare contenuto e affettuoso.

Sai, Maria Luisa, ricordo benissimo il tuo matrimonio.
Avevo dodici anni, ero timidissima e con un sacco di complessi.
La mamma mi aveva fatto confezionare un vestitino "anni '60", abbinato a dolorose scarpe di vernice e a una piccola borsa di perline gialle.
Mostrava a tutti con orgoglio le mie terribili "calze lunghe" bianche a rete irregolare, che, come diceva, erano le prime della mia vita.
Mi vergognavo come una ladra e, dentro di me, giuravo che sarebbero state anche le ultime.
E poi, al nostro tavolo del ristorante, sei arrivata tu.
Con il vestito bianco e un sorriso affettuoso. Entrambi di una semplicità disarmante.
Ti sei rivolta a me con la tua consueta dolcezza.
E mi sono sentita di nuovo bene.

Hai lasciato un grande vuoto, quando te ne sei andata.
Eri una donna speciale, e non poteva essere altrimenti.

Ma sei rimasta nel nostro cuore, e nei nostri discorsi.

Emanuela, tua figlia, per noi è "la figlia della Maria Luisa". 

Oggi, lei e io siamo diventate amiche.
Anzi, visto che nessuna delle due ne possiede una, abbiamo deciso di considerarci "sorelle".

Ci ripromettiamo sempre di prendere un caffè insieme.
Magari anche una pizza.
Purtroppo,  non ci riusciamo mai.

Emanuela è una delle mie fan più accanite.
Ed è forse l'unica  a ricordare il compleanno di questo blog.

E' sempre un piacere chiacchierare con lei, che ti somiglia tanto.
E anche la mia mamma, nel profondo, l'ha "adottata".

Mi chiedo perché te lo racconto, cara Maria Luisa.
Sono sicura che tu, tutto questo, lo sai già...


'NZUDDI
(farà inorridire i puristi siciliani, ma questa è la mia personalissima rivisitazione della ricetta di www.dolcisiciliani.net; le dosi sono per 15 'NZUDDI; ho usato il Bimby, ma si possono impastare anche in altri modi; li ho cotti nel forno Gaggenau) 

CHE COSA SERVE?


- 100 g di MANDORLE bianche
- 50 g di SCORZA di ARANCIA CANDITA
- 125 g di FARINA 00
- 125 g di AMIDO di FRUMENTO
- 200 g di ZUCCHERO semolato
- SALE
- 1/2 bustina di LIEVITO VANIGLIATO
- 1/2 cucchiaino di CANNELLA
- 20 g di MIELE
- 1 ALBUME d'UOVO
- LATTE q.b. (circa 100ml)
- 15 MANDORLE con la pellicina (per guarnire)

COME FACCIO?

1. PRERISCALDO il FORNO (ventilato) a 185°C.

2. INSERISCO nel boccale le MANDORLE bianche, le frullo per 40" a velocità 6.

3. AGGIUNGO le SCORZE di ARANCIA CANDITE, frullo ancora per 40", velocità 6.

4. UNISCO la FARINA 00, l'AMIDO di FRUMENTO, lo ZUCCHERO, il SALE, il LIEVITO VANIGLIATO e la CANNELLA. Frullo a colpetti per miscelare gli ingredienti secchi.

5. AGGIUNGO ora il MIELE, l'ALBUME e, gradatamente, il LATTE. Continuo a frullare a velocità 4/5 finché l'impasto non raggiunge una consistenza densa ma abbastanza appiccicosa.

6. PREPARO 15 PIROTTINI nelle concavità delle teglie da muffin.

7. TRASFERISCO l'impasto in un SAC A POCHE senza puntale, ne taglio la punta e riempio i pirottini fino a metà.

8. GUARNISCO appoggiando al centro di ogni dolcetto una MANDORLA con la pellicina.

9. INFORNO e CUOCIO per 15 minuti a 185°C, poi apro il forno per qualche istante in modo da raggiungere una temperatura più bassa, e continuo per altri 5 minuti la cottura a 100°C (coperti con alluminio).

SODDISFAZIONE *****
PAZIENZA ***

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giovedì 12 novembre 2015

"LA GAZZETTA DEL GUSTO", L'INTERVISTA (E LA MIA VERZA AL FORNO CON PANCETTA AFFUMICATA)

Pignolo come pochi. Piacevolmente pignolo.
Questa, a mio parere, è la definizione perfetta per Enzo Radunanza.

Enzo è il direttore de "La Gazzetta del Gusto", rivista online di gastronomia e alimentazione dedicata ai buongustai.
E' un uomo che lavora sempre. E lavora molto bene.
"La Gazzetta del Gusto" è curata nei particolari, ha una bella grafica, è priva di refusi.
Questa rivista online, anche grazie a una redazione appassionata ed efficiente, segue i maggiori eventi food, parla di prodotti tipici regionali, di ristoranti & company, di "attori del mondo del cibo e del vino".

Ebbene, Enzo, la settimana scorsa, tra questi "attori" ha scelto me.
E, insieme alla redattrice Gabriella Gasparini, che già conoscete, mi ha dedicato la bella intervista che trovate qui sotto.

Ringrazio di cuore entrambi per lo spazio che mi hanno voluto riservare.
Ma, soprattutto, per le belle parole che hanno usato per descrivermi...



Valeria De Rossi, dentista, food blogger e appassionata di cucina, è un personaggio straordinario e ricco di sfumature. Una donna brillante, curiosa, piena di entusiasmo e che mette il cuore in tutto quello che fa. Ma ha un sogno nel cassetto non ancora realizzato…


Valeria De Rossi, dentista di professione ma appassionata di cucina e soprattutto di dolci, l’ho conosciuta qualche mese fa e, di lei, mi ha colpito l’allegria, la solarità e la disponibilità al contatto umano. Con lei ho trovato subito delle affinità perché è tenace, molto competente nel proprio lavoro e si applica con dedizione alla sua passione: i dolci.

Nel suo blog “Pane per i Tuoi Denti” racconta di sé, delle sue ricette, della sue avventure in cucina e nella vita: “divagazioni di una dentista in cucina” come lei stessa ama dire. Ha partecipato a programmi TV come “2 Chiacchiere in Cucina” in onda sulla 7 Gold, il giornale “L’Arena” le ha dedicato un ampio servizio e il prestigioso mensile “La Cucina Italiana” ha parlato di lei e ha pubblicato la sua squisita Torta tigrata alle mandorle.

Ciao Valeria e grazie di averci concesso questa intervista. Come presenteresti Valeria De Rossi?
Sono una donna di cinquantanove anni che vive a Verona dove svolge la libera professione di odontoiatra. Ho una famiglia e degli amici, sono una “matrigna” che ama con tutto il cuore i propri “tati”, una nonna che non ha avuto figli (i miei nipotini, di cui sono perdutamente innamorata, sono in realtà i nipoti di mio marito), la zia dei miei adorati Marcello e Valerio. Entusiasta di natura, pignola per professione, amo leggere, conoscere luoghi lontani, cucinare, fotografare e usare il mio Mac. Part time, sono – appassionatamente – una food blogger. Ovviamente ho anche dei difetti: sono permalosissima e per niente sportiva.

Raccontaci qualcosa del tuo blog
Si chiama “Pane per i tuoi denti” (www.paneperituoidenti.it), è la mia creatura e il mio hobby più longevo. Da quattro anni, settimanalmente, gli dedico quasi tutto il mio – scarso – tempo libero. Quelli che propongo sul blog sono piatti semplici, da poter preparare in tempi brevi, ed essenziali; non amo le spezie, che uso con parsimonia. I dolci sono il mio cavallo di battaglia: non so dirvi se preferisco farli o mangiarli. Grazie al blog, ho conosciuto mondi e persone meravigliosi, di cui vorrei tanto essere all’altezza.

Com’è nata la tua passione per la cucina e per i dolci?
E’ stata mia nonna materna a farmi appassionare alla cucina. La nonna Carolina era bravissima e, in tutto ciò che faceva, metteva il cuore. Purtroppo, non ha mai lasciato nulla di scritto. Per questo, ho deciso di mettere “nero su bianco” le mie ricette: perché i miei nipoti, un giorno, possano ritrovare i piatti della loro infanzia e magari ricordarsi di me. Per quanto riguarda i dolci, ho cominciato a prepararli fin da ragazzina e non ho mai smesso!

Quali piatti preferisci, oltre ai dolci?
Assolutamente i lievitati: la fugassa ligure, quella pugliese con i pomodorini, la pita greca, i buns americani ma anche sfiziosità come i gaufres de pommes de terre (una sorta di waffle francesi alle patate, ottimi con il nostro Gorgonzola) o le torte salate. La torta salata preferita in famiglia è, in assoluto, quella farcita con le cipolle di Tropea. Un cenno alle vellutate, il “comfort food” che personalmente apprezzo moltissimo: in particolare quelle che contengono patate o zucca.

Come è nata la tua collaborazione con “La Cucina Italiana”?
Tutto è nato con una banale e-mail inviata nell’agosto dell’anno scorso: “Sono una dentista-blogger”, più o meno questi i concetti che esprimeva, “Vi va di ospitarmi nella vostra rubrica dedicata ai lettori?”. E così, mi sono ritrovata nel sancta sanctorum del mensile food più antico e importante d’Italia. L’emozione era grande, ma la gentilezza e il garbo di chi mi circondava mi hanno messa immediatamente a mio agio. Tanto che ho avuto l’impressione di trovarmi tra amici di vecchia data.

Cosa dicono i tuoi pazienti sulla tua passione?
Odontoiatria e pasticceria: due arti che sembrano inconciliabili e, invece, sono tanti gli strumenti odontoiatrici che possono ricordare quelli dei maestri pasticcieri. Certo, i dolci fanno male ai denti e si può pensare che questo mio hobby nasconda un conflitto d’interessi. Ma neanche questo è vero, perché, in tutte le trasmissioni cui ho partecipato, ho ricordato di usare filo e spazzolino. Moltissimi miei pazienti hanno piacevolmente scoperto di avere una passione in comune con la propria dentista.

Segui anche corsi di fotografia. Come ti è venuta l’idea?
Se me lo chiedi, carissima Gabriella, significa che fortunatamente non hai visto le vecchie immagini del mio blog e la loro evoluzione. So esattamente come vorrei che fossero le mie prossime foto ma, purtroppo, non sono ancora in grado di ottenerle. Per questo, sono partita dalle basi, ho poi seguito un workshop dedicato al food e, prossimamente, intraprenderò un corso di livello intermedio. Per me è un impegno notevole ma inizia a dare i suoi frutti.

Hai pubblicato anche un libro che si può scaricare gratuitamente, dove lo troviamo?
Ormai è tradizione che, a Natale, io regali agli amici un mio foto-libro gastronomico. Nel 2013 ho pubblicato “ZeroZero”, che conteneva ricette a base di farina; l’anno scorso, è nato “σοκολατα” (in greco: “Sokolata”) dedicato ai miei dolci a base di cioccolato. Sentivo però il bisogno che questo dono venisse esteso a tutti i miei lettori e, da qui, la decisione di farne dei PDF scaricabili gratuitamente. La raccolta “ZeroZero” di ricette a base di farina si può scaricare cliccando su questo link mentre il libro di ricette dedicato ai miei dolci al cioccolato si scarica da qui.

Sono in programma altri libri?
Il prossimo libro sarà pronto per Natale 2015: lo troverete sul blog “Pane per i tuoi denti”. Non chiedermi l’argomento, perché sarà una sorpresa.

Quanto tempo dedichi alla tua passione che è la cucina?
In realtà, le mie passioni sono due: la cucina e la mia professione che amo perché coinvolge le mani (indispensabili), la testa (per essere una buona dentista non bisogna mai smettere di studiare) e il cuore (il rapporto umano con il paziente è bellissimo e fondamentale). Adoro la tecnologia, presente nel mio studio come nella mia cucina. La maggior parte del mio tempo la trascorro nel mio luogo di lavoro ma, frammentata in vari momenti della settimana, almeno una giornata è dedicata alla cucina, alla fotografia e al mio amatissimo blog.

Hai un sogno nel cassetto?
Si. Una casetta in riva al mare, una cucina attrezzatissima con un’immensa finestra sull’azzurro, un terrazzo dotato di tavolino e wi-fi per poter scrivere i miei post guardando le onde. E, naturalmente, un mare in cui tramonti il sole.

VERZA AL FORNO CON PANCETTA AFFUMICATA

(dosi per una teglia da forno da cm 30 x cm 40; ho usato il forno Gaggenau)

CHE COSA SERVE?

- OLIO extra vergine di oliva q.b.
- CIPOLLA tritata q.b.
- SALE
- 1 VERZA piuttosto grossa
- 200 g di PANCETTA AFFUMICATA affettata 

COME FACCIO?

1. PRERISCALDO il FORNO (ventilato) a 200°C.

2. AFFETTO la VERZA a listarelle larghe circa 1,5 cm.

3. TAGLIO la PANCETTA AFFUMICATA in quadrotti di cm 2 x cm 2 circa.

4. VERSO in una teglia antiaderente rettangolare 3 o 4 cucchiai di OLIO EVO, aggiungo la CIPOLLA  tritata e un po' di SALE. Mescolo con un cucchiaio di legno, in modo che tutta la cipolla sia impregnata di olio.

5. METTO in FORNO la teglia e lascio soffriggere fino a quando la cipolla non diviene bionda (questo termine mi piace particolarmente, perché lo utilizzava la nonna Carolina). N.B.: Attenzione che la cipolla non bruci!!!

6. AGGIUNGO la VERZA a listarelle, un po' di SALE e, se necessaria, qualche altra cucchiaiata di OLIO. Mescolo con una paletta di teflon. Copro la teglia con un coperchio o una placca per il forno.

7. LASCIO in FORNO per circa 1 ora, cuocendo a step di 15 minuti ciascuno, al termine dei quali mescolo con una paletta di teflon. Se necessario, bagno la verza con qualche cucchiaiata d'acqua. 

8. UNISCO la PANCETTA AFFUMICATA a quadrotti e cuocio per altri 15 minuti prima di togliere dal forno.

9. LA SERVO calda o tiepida (ma il giorno successivo è ancora migliore).

SODDISFAZIONE ****
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