mercoledì 4 luglio 2012

UN INGRANAGGIO PERFETTO: L'ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE

Nel corso di tutte le prime visite, nel nostro studio viene eseguita, tra le altre, anche una valutazione gnatologica, al fine di escludere eventuali disordini craniomandibolari (DCM) o temporomandibolari (DTM).

Questi sono un insieme di condizioni cliniche (ad eziopatogenesi multifattoriale) che coinvolgono  i muscoli masticatori, l'articolazione temporo-mandibolare (ATM) e le strutture ad essi associate.

I tre sintomi principali che possono portare alla diagnosi di DCM sono:
▪    Indolenzimento o dolore dei muscoli masticatori;
▪    Alterazione della normale funzione mandibolare;
▪    Rumori articolari.
Oltre a questi, possono essere presenti altri sintomi più o meno specifici, quali: dolore facciale diffuso, cefalea, vertigini, acufeni, ipoacusia, sensazione di ovattamento all’orecchio, cervicalgia.

Si tratta di una patologia molto diffusa: 3 persone su 4 presentano almeno un segno clinico di DCM.
L’età in cui si evidenza un picco di questi disturbi è compresa tra i 20 e i 40 anni.
Le donne ne sono affette 4 volte più degli uomini.

Nella maggior parte dei casi, i DCM hanno un’evoluzione benigna, e non provocano danni irreversibili.
Per questo motivo, solo una piccola percentuale di pazienti necessita effettivamente di terapia. È comunque opportuno, in presenza di dolore o disfunzione, sottoporsi a un controllo specialistico per escludere la presenza di altre patologie che, anche se rare, possono alla lunga risultare invalidanti.
La terapia dei DCM ha, nella maggior parte dei casi, un approccio conservativo/reversibile (informazione e autocontrollo, trattamento cognitivo-comportamentale, fisioterapia, terapia farmacologica, placche occlusali).
In alcuni casi, può essere indicata una terapia di tipo irreversibile (ortodonzia, protesi, chirurgia), che però viene sempre preceduta da trattamenti di tipo reversibile.

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Foto: Fotolia.

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